Gli stalker di condominio: aumentano conflitti e denunce penali

La tv a tutto volume nel cuore della notte, il cane che abbaia dopo le dieci di sera, l’immondizia lasciata in mezzo al cortile. È un attimo che le beghe tra vicini di casa oggi degenerino e si trasformino in denunce per stalking condominiale. E non basta più — scrive il Giornale — la mediazione dell’amministratore, né l’intervento del giudice di pace. La lite comincia con un battibecco, si trasforma in una serie infinita di dispetti e minacce, fino a diventare una guerra legale senza esclusione di colpi, compresa la denuncia per atti persecutori che sposta il dibattito dal terreno civile a quello penale. A individuare il reato di stalking condominiale è l’articolo 612 bis del Codice penale, che prevede la reclusione da sei mesi a quattro anni (per le semplici «molestie», la pena è l’arresto fino a sei mesi o l’ammenda fino a 516 euro). Tuttavia la confusione sul concetto di stalking tra vicini è parecchia e così, come accade per lo stalking di coppia, spesso se ne abusa. O almeno, ci si prova. Perché si configuri il reato le molestie e i comportamenti fastidiosi non devono essere limitati a un episodio sporadico ma ripetuti nel tempo. Né devono essere i «normali» insulti delle liti da pianerottolo. Perché il giudice emetta la condanna per stalking — continua il Giornale — la vittima deve dimostrare di soffrire di ansia e stress per i comportamenti del vicino, di avere paura ad uscire o di aver dovuto modificare le proprie abitudini quotidiane per evitare di incontrarlo in ascensore o in garage. Se la vittima è in grado di raccontare la sua frustrazione con prove tangibili (certificati medici, prescrizione di farmaci), allora i vicini che hanno esagerato con insulti e minacce hanno da temere seriamente per la loro fedina penale.

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